Erano giorni di estrema passione;
in quella affollata stanza
ci si faceva riguardo a respirare,
per non rubarti, ossigeno vitale
con premura, tua figlia t'assisteva,
in un perenne andirivieni,
spalmata com'eri,
su quel letto d'ospedale
quanta delicatezza serviva
per stringerti la mano,
una sciocca paura che ti rompessi,
quasi tu fossi di cristallo
in realtà fragile lo eri,
per una sinistra macchia,
che dalla casa dei tuoi pensieri,
trascinava rami d'ombra dentro te
vacuo, il tuo sguardo cercava un punto,
anche solo una capocchia di spillo,
un minuscolo appiglio alla vita,
ma ti trasfigurava tanta diffidenza
tenera creatura, dal destino avverso!
dalla tua anima provata,
saliva alto il grido d'aiuto,
perforava, lo spesso muro d'ostilità
emaciata, dalla strenua lotta
combattente, prossima alla resa
sommessamente scossa, t'ammainavi;
bianca bandiera, fiera e silenziosa
e noi lì in semicerchio,
impotenti spettatori,
uniti, in una umile preghiera,
pennellavamo il tutto di speranza
che ha tinte scintillanti,
per una notte che non è notte,
nell'accogliente solare abbraccio,
di nostro Signore.