Stanca dal lungo viaggio,
mi siedo su un Trono vacante.
Abbagliante il potere,
mi seduce.
Anni passano che si trasformano
in monotona eternità.
Giorno dopo giorno,
gelida condanno e assolvo.
Quali sono i tuoi peccati, tesoro?
Quanto profondo il tuo pentimento, mia cara?
Quanto grave il tuo rimpianto, amore mio?
Deliziata da vergini Follie,
mi siedo su un Trono raggiante.
Seducente la pazzia,
mi dilania.
Anni sono passati,
si sono trasformati
in distillata routine.
Giorno dopo giorno,
una condanna alla volta,
un'assoluzione alla volta,
mi avvicino al glorioso momento.
La Notte giunge su corvine ali,
l'Usignolo triste canta,
sola in questa tetra sala del Trono,
mi rifiuto di accettare
che sono io che devo perdonare me stessa.
Sola la mia pazzia sogghigna:
"Finiranno le scuse.
Finiranno le restrizioni.
Finiranno le patetiche recriminazioni.
Mio dolce Usignolo, cosa canterai?"
C'è solo silenzio quando sorge l'Alba.