Adesso no, io non vedo in te
l'ammutinamento che vedevo.
O una grazia. O i fiori.
In te vedo solo una flebile
compagna che s'accosta al mio
petto come una zanzara virulenta.
Il mio sangue è la tua ricca colazione.
E i mesi e gli anni passati?
E l'amore? E la passione? Tutto
un catino di speranze vissute
all'ombra di un non ci lasceremo mai.
Ma il ticchettare è indefesso e le
ore sono stanche, adesso, di quel
rincorrersi, riprendersi, non
volersi lasciare. Tutto ciò che
ebbe un in inizio ha dentro di sé
già scritti i connotati della fine.
Una gaia giovinezza, un'abbandonarsi,
l'uno nelle braccia dell'altro, un
essere vividi negli occhi altrui,
come due stelle. Il mostro della
fine è impietoso, è gonfio e
arraffa, arraffa...