Un di, dalla silvestre landa,
ove artigli erano unghie,
selvaggia e di fiera la tua voce,
tetto bosco e cespugli,
tane per giacigli il tuo rifugio,
stanco e annoiato, per altra vita nato,
pensasti a noi.
Lasciasti la tua casa madre e fortunato
passasti nel salotto
di sotto alle poltrone
a mutilar peluche e spelacchiar tappeti.
Sui tetti, ignori sfortunati
e randagi i tuoi fratelli,
per campar costretti ad inseguire
topi e fringuelli.
Indolenza, unico tuo dovere
una mezz’ora al giorno
far le fusa in braccio alla signora
che ti striglia, profuma ed accarezza
per prepararti al premio di bellezza.
I felini di sotto non osservi,
fan di mestiere i gatti,
per volere dei servi,
sempre a vigilare la cantina
di guardia ai sorci
e se salgono in cucina son pedate.
Se fortunati i mici profumati
tanta sfortuna quelli di cantina
se hanno da leccare due piatti
comincia bene la mattina.