ho dormito tutto il giorno
sognando particolari osceni -
reggicalze color avorio,
un piede sul mio petto smaltato di viola-
ora è notte
e sono sveglio
e la notte come gocce di Aldol
mi si ficca nel cervello,
mi addormenta le emozioni;
prendo di mira il foglio
dove ho scritto le mie ultime due poesie,
ci sputo sopra,
poi come un poeta malinconico potrebbe dire:
il fantasma del dolore mi viene incontro
mostrando denti dallo smalto invidiabile...
e le parole di Higgs Boson Blues
risuonano dentro la stanza
come la maledizione più antica,
ma io non sono un poeta,
io non sono niente
e la sensibilità non credo sia di aiuto alle persone,
persino le lacrime,
in questo mondo,
hanno bisogno di un certo cinismo.
ma quando piango credo
di percepire tutto il dolore del mondo,
anche se piango sempre più di rado, ultimamente,
e questa notte sicuramente
non stimolerà il mio pianto,
questa notte non stimola niente,
è vuota e ferma
come un'ampolla
e io ci sono dentro, tutto dentro,
e nel buio educo il mio nulla
come un bravo padre di una volta.
le pareti hanno fori profondi,
il pavimento trema sotto la musica di Nick Cave
e io non so davvero cosa desiderare,
se la morte è una possibilità
oppure l'ultimo dei crimini,
ma tutto qui mi parla di morte,
le mie dita sono morte come un marciapiede di Scaletta,
il mio cuore è una pietra
calpestata da piedi crudeli,
roteo le pupille verso la finestra,
uno svolazzio di pipistrelli
è tutto quel che c'è,
l'unica cosa viva questa notte,
a parte le parole che vi ho scritto
e che voi forse non capirete...
o forse si.