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La vita catalizza il mio diniego

la vita catalizza il mio diniego
come una cosa bruciata dentro ad agosto
e il vino scivola giù, attraverso le membrane
senza essere nient'altro che l'olio sacro del disastro.
ora, dentro me c'è un cicisbeo morto
che ascoltava le storie del padrone,
che pativa la crudele manipolazione del sole
e nei suoi occhi e nei miei occhi
la luce entrava come una cosa sintetica
ma quello era il compito dei padri
per desistere alla sommossa
e le chiese erano giacigli per le nostre idee
con un Cristo là, appeso come un poster di Marylin Monroe,
con l'eucarestia delle buone maniere
inculcata nelle menti incontaminate...
guarda il sollazzo del vulcano
quando vede idioti rinnegare la terra!
oggi la luce è finita troppo presto
come una storia mal raccontata
e la vita era nel dolore del gufo
e nello svolazzio della falena,
ma io non ho perso tempo a ricordare
vecchie illusioni giovanili,
ho frugato nel torace del gufo,
ho strappato le ali dalla piccola falena
e quella era l'unica cosa da fare,
interrompere lo scorrere della notte,
RIFIUTARE RIFIUTARE RIFIUTARE RIFIUTARE,
mentre le mani afferravano indicibili concetti
di vita concreta,
mentre la bocca ingoiava il vino scadente,
mentre Dio osservava da sopra la scacchiera,
lanciando fulmini o lesinando carezze,
questo era quello che dovevo fare
e io l'ho fatto,
perché la vita mi veniva incontro e mi sovrastava
e io non ho cercato di divincolarmi
ho solo assassinato la notte,
ho solo infilzato l'angoscia con sputi e pugnali,
il miglior No mai pronunciato, l'unica parola possibile,
in questo infinito incubo di pioggia e poesia.

 

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