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Il Boa

La mia hunday getz.

E il mito dello studio.

Ed il mito dei soldi,
nascosto nel mito dello studio,
culla in cui c'hanno cresciuto,
e piante,
che respirano anidride carbonica
per uomini che respirano ossigeno.

Prevaricando si impara.

Cercavamo,
e i silenzi,
per poi rifuggirli allora.
Lo perderai! Cosi lo perderai!

Guardavamo un pezzettino di cielo e lo chiamavamo:
Infinito.

E donne,
che vogliono l'hijab per essere ancora.

Da mia nonna che è due anni che è morta,
sepolta, fino a gli orizzonti interstellari.

Pianeti che dopo un miliardo di anni
alzano finalmente gli occhi al cielo,
solo cosi,
senza vergogna.

Sfide che disegnano sui quadri dell'anima,

Lauretta mia,
bimba adorata.

cinque uova d'oro alla macchinetta
a Sergio,
che se non becca cento euro prima che chiude so cazzi amari, non torna a casa.

Carmela e poi.

E poi ce la posso fare.
Corpo tra corpi e banalità varie.

Esisteranno.

Fili che legano quello che appare lontano.
Uomini soli che non diventano zombie.

Arrampicati, sopra ai cumuli degli animali morti prima di loro,
solo per accendere un fato,
faro rosso della speranza,

portali tra noi!

 

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1 recensioni:

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  • Antonio il 21/11/2017 10:49
    C'è un'intensa ricerca spirituale dietro questa bella poesia.

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