Ho solcato il mare della vita.
L'ancora calata in ogni anfratto,
anfratti navigati,
anfratti mai violati,
e poi contaminati
da mascoline libagioni.
Capitano di ventura,
placando l'arsura
cioncando a fonti vergini
il nettare di vita.
Sogni velati,
alimentati,
da balzi di cuore.
Adolescenti ardori,
placati,
in camporella
o alcove improvvisate.
Corsaro mio malgrado.
Predatore e preda
di arche perdute,
inseguendo attimi
tra calde cosce
e lenzuola
dal profumo di lavanda.
E la vita va.
Inesorabilmente
scorre senza sconti.
Gli ardori scemano,
il mare è divenuto stagno,
l'ancora rimane alla murata;
ed io?
Nel viale del tramonto,
vago a ritroso
nel tempo che fu.