Nella finzione dei giorni
se tutto brilla
è perché gli occhi hanno lenti
che riflettono immagini storpie.
Nell’inevitabilità dei momenti,
forse cade la tegola del destino
e ne seguo la strada unidirezionale.
Sotto bagliori notturni
mi trovo a camminare
e tra fiaccole barocche
scivolo su lastre di ghiaccio.
Rincorro me stesso, ombra
proiettata su muri scrostati
e frustati dal vento invernale;
non trovo più me stesso,
se non nelle stagnazioni
esigui e futili di tavoli
apparecchiati a festa e sorrisi,
che si specchiano in cristalli
sporcati da rossetti e
lasciati a bagno nella
schiuma consunta.
Le mani tremano, le labbra fremono,
il cuore non palpita e l’elettricità
sensoriale mi abbandona:
lasciarmi guidare dall’apparenza
e tutto ciò che so fare.