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I BURATTINI UMANI

Sono vivo o sono morto da secoli?
Sono libero o qualcuno mi guida?
La via che seguo l’ho scelta io o è stata già scritta?
Questa mia storia buffa morirà con me
o si perderà nell’enciclopedia del tempo?
Mi hai acceso la corrente
ed il mio sangue ha cominciato a scorrere.
Mi hai caricato l’orologio
e la mia pressione segna 80, 90, 100.
Mi hai dato la corda
ed il pupazzo si sta muovendo
ma la chiave che mi dice chi sono
perché non me l’hai data mai?
Ti faccio ridere lo so
ma io non so chi sono.
Allo specchio vedo la mia maschera,
mi guardo intorno ed ecco tanti burattini come me
chi è bello, chi è corto, chi ha gli occhi verdi,
chi sta morendo e chi sta per nascere
ma tutti con lo stesso sconosciuto destino.
Mio Dio, quanto sono stupidi i burattini umani!
hanno un’anima ma non lo sanno.
Sono monotoni, tutti cronometrati
99 centesimi di secondo ad un secondo
e corrono in ufficio.
Si sposano per avere figli
che a loro volta faranno altri figli, che noia!
che sciocchi mortali!
Che guadagno hanno
a non lasciar estinguere la razza umana?
Tutti si chiedono di capire
ma nessuno di loro ha mai capito un bel niente.
Tutti pronti ad insegnare
ma insegnare cosa se neanche loro non sanno nulla?
Ognuno dice la sua, ognuno crede che abbia ragione lui.
È un teatro folle e buffo pieno di burattini colorati,
un enorme carrozzone di maschere e coriandoli
e anch’io, senza sapere come,
mi ritrovo in mezzo
senza averlo minimamente voluto.
Se guardi attentamente fra tutti questi pupazzi che si muovono,
puoi vedere anche me.
Vedi sono quello laggiù vestito d’Arlecchino
con i capelli lunghi e che sta sempre da solo,
anch’io, come gli altri, sto recitando la commedia della vita
nel carnevale dell’incomprensibile esistenza umana.
Ti prego riconoscimi se puoi,
distinguimi da tutti questi burattini,
dammi un senso alla mia vita
perché io non mi sento uno di loro,
perché io non sono fatto di bottoni e tasti
e non voglio fili che mi muovono.
Vedi io piango e rido, so dare amore,
sento di essere immortale e originale.
Sin da piccolo mi hanno programmato come un computer
contro la mia volontà.
Mi hanno costretto a recitare
in un palcoscenico che ho sempre odiato
e che non mi appartiene.
Mi hanno fischiato e applaudito
mentre in realtà io piangevo
perduto tra tutti questi burattini in cerca d’allegria
che compravano e vendevano questa pelle mia.
Mi hanno dato un nome che non è quello mio.
Mi hanno voluto per come io non sono,
io angelo travestito da manichino.
Ti prego portami via e salvami,
dimmi chi sono, io non mi conosco.
Per questo ora dico basta!
non voglio più obbedire a regole e dogmi
o a una falsa morale come gli altri burattini.
Preferisco sentirmi libero all’inferno che schiavo in paradiso,
padrone di niente, servo di nessuno.
Meglio essere un uomo vero, solo ed incompreso
che uno dei tanti burattini umani.

 

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4 commenti:

  • francesca cuccia il 15/01/2010 22:50
    Solo ed esclusivamente stupenda, mi piace molto il tuo scrivere e pensare.
  • Anonimo il 05/10/2008 14:39
    Vale la pena arrivare in fondo, vera
  • laura cuppone il 01/02/2008 18:29
    opaca... confusa.. dissolta... l'immagine é ciò che resta.. sempre.. nella tua mente... In fondo é quello che si spera... restare almeno immagine.. delicata ed eterea... Malinconica e bella!!
    ciao laura
  • Riccardo Brumana il 30/01/2008 23:24
    molto belle queste immagini, un viaggio che attraversa diversi stati d'animo. piaciuta.

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