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Come

Vecchia cieca biascicante e matta,
come fili rigidi strappi le tue rughe.
Fili d’impedite fughe,
come vuoti carapaci di tartarughe :
tombe e ripari.
Tu, vecchia, indurita argilla,
se nel mare lenta poi ti immergi
con gesto eterno spezzi la tua placenta,
mi porti fuori dal ventre rinnovato.
Mi mostrerai consunte navi andare a picco,
spalle di catrame più del nero,
aghi di pino e abiti da sposa,
sacchi di bugie di una Parigi,
l’ottenebrarsi di chi veste a scacchi.
E al mio frantoio saranno olive vere,
un nuovo faro per guardarci dentro,
esorcizzare con un pianto condiviso
e un orgasmo senza promesse e messe.
Con un amore che comunque sia,
erigerò tremila altari ad una madre
e un cuore per una sola noce,
per una voce che fa dimenticare
un ricordo che si lustra all’occasione.

 

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4 commenti:

  • Cinzia Gargiulo il 18/02/2008 08:13
    Molto profonda!
    Un abbraccio...
  • Anonimo il 16/02/2008 14:26
    si molto bella e anche ben costruita..

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