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Storia di un vecchio

Cammini barcollando
sulla strada senza asfalto
e con lo sguardo di chi sfiora il nulla
attonito divori la tua vita perduta
in una panchina fredda
o in un salone troppo grande
ove vagano le ombre e i fantasmi
di chi come te tiene le mani sospese
nell’attesa di una briciola di cuore,
sì, posso ascoltarti
ma un attimo, solo un attimo
poi i tuoi silenzi, i miei silenzi.

“ Ma sai cos’è il baratro?
Il mio nido con lei è stato travolto
gli amici andati
ora mi ritrovo solo nella fredda panchina,
c’è chi mi sfugge
chi lancia un sorriso beffardo,
“ È un vecchio un po’ pazzo” dicono
e forse la mia vita è il tempo
di una clessidra troppo veloce,
il baratro, sai cos’è il baratro?
le mani lontane
le mie illusioni pietre roventi
ed io che piango
io che raccolgo pane raccattato
e nessuno che giochi
nessuno che si fermi,
forse sono un vecchio troppo vecchio
e il mio vento è stato spezzato,
da tempo da troppo tempo
nessuno raccoglie la mia voce,
fermati ancora, fermati con me.”

Non posso proprio,
te l’ho detto, solo un attimo,
troppi pianti non possono mescolarsi,
guardami allo specchio
ti rivedi?
devo percorrere il mio cammino
tu l’hai già percorso
ed è lo stesso,
sì, ricorda, ricorda,
raccogli le foglie
le mie sono un po’ più in là,
e stanotte piangerò
per il tuo capo canuto,
domani inseguirò i tuoi amori
intraprenderò i tuoi viaggi impossibili
e tra qualche tempo
sarò su questa stessa panchina
a ricordare a chi mi sfiorerà
con le stesse mie parole di oggi,
“ Posso stare solo qualche attimo con te, vecchio”
mi verrà detto
“ non dirmi il tuo nome
ma affina la tua voce
e io ti ascolterò,
poi dovrò andare per riprendere il tuo percorso,
ricorda, vecchio, ricorda
ricorda.”

 

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0 recensioni:

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40 commenti:

  • Artemisia artemisia il 14/07/2011 20:32
    tutta la vita in una poesia! Hai saputo condensare il ciclo vitale, emotivo, i ricordi in qualche battuta e non è da tutti. Nel finale c'è la pietas e la consapevolezza di dover ripercorrere la strada già segnata da altri.
  • Bruno Briasco il 13/07/2011 12:39
    4599 letture vorranno pur dire qualcosa no?

    Poesia bellissima che ricalca la ruota della vita. "... forse sono un vecchio, troppo vecchio...", struggente nella sua solitudine e nel suo soliloquio. Una richiesta di aiuto che invano viene raccolto, ma la ruota gira ed il finale è eclatante... come sarà la realtà del domai.
    Bravissimo Ignis, veramente toccante.
  • Anonimo il 14/04/2011 11:59
    un tema forte... i Vecchi che brutta parola... direi le nostre origini, le nostre radici oppure Vecchi con l'aggiunta di SAGGI... vecchi Saggi che tanto ci hanno dato senza voler nulla in cambio... nei tuoi scritti spesso c'è un insegnamento di vita bravo Ignazio
  • tania rybak il 19/07/2010 10:39
    bellissima e struggente, tutti percorriamo lo stesso percorso, ma se qualcuno si fermasse ad ascoltare quel vecchio, diventerebbe di nuovo bambino, pieno di tenerezza e di sorrisi felici, invece l'unico amico che li rimane è una panchina fredda e rimane solo, solo come un cane randagio e mi chiedo perché succede questo
  • Aedo il 20/06/2008 13:25
    Ti ringrazio un mondo, Cinzia, per questo tuo ripassaggio. Dovremmo toglierci la maschera ed essere autentici, per donare qualcosa di bello e aiutare che soffre più di noi.
    Un :bacio: ne anche da parte mia
  • Cinzia Gargiulo il 20/06/2008 09:30
    Ho riletto questa poesia che è molto bella e condivido pienamente il commento di Vincenzo Rocciolo... Viviamo in una società delle apparenze ma nessuno è veramente felice e ci riempiamo di "interessi" fino a stordirci... Se soltanto avessimo il coraggio di ascoltare veramente noi stessi e gli altri, se avessimo il coraggio di amare tutto sarebbe diverso...
    Hai una grande sensibilità Ignazio.
    Un grosso :bacio: ne
  • Aedo il 19/06/2008 23:30
    Ti ringrazio, Vincenzo C., per il tuo graditissimo commento.
    Ciao
  • Aedo il 19/06/2008 23:29
    Grazie infinite, Vincenzo R., per le tue parole veramente commoventi In effetti questa è la poesia, a cui forse tengo di più. Nel vecchio della panchina mi sono identificato, perso nei suoi ricordi, nei pianti intrisi di amarezza. Vorrei tanto che in un futuro, quando mi ritroverò nella sua situazione, non sia solo a raccontare storie, ma che tante mani mi offrano ristoro, senza che mi annulli nella memoria di un passato che non ritorna...
    Un caro saluto.
  • Vincenzo Capitanucci il 19/06/2008 14:46
    Per una briciola di cuore... giù nel baratro... speranz oso... in piena sicurezza..
  • VINCENZO ROCCIOLO il 19/06/2008 14:20
    Ricordo i vecchi della mia giovinezza, i miei nonni, addirittura i miei bisnonni, e gli altri vecchi che popolavano il mio paese dell'infanzia.
    C'era rispetto per loro, c'era la considerazione dovuta alle vite di persone che avevano vissuto in prima persona la guerra, la fame, la carestia, la povertà. E loro stavano in mezzo ai giovani, le sere d'estate all'aperto, o d'inverno davanti al camino, a raccontare storie di tedeschi, di americani, delle sigarette americane, delle tavolette di cioccolata che i soldati davano ai bambini italiani, dei morti che avevano visto nei combattimenti, e noi bambini eravamo affascinati da questi discorsi.
    È un'Italia che non c'è più, travolta dall'egoismo, dall'individualismo, dalla solitudine in cui viviamo nelle nostre città; e chi paga di più? I più deboli, i vecchi seduti da soli sulle panchine, o i bambini seduti da soli davanti alle playstation, o le donne costrette a dividersi tra il lavoro, la casa e, quando ci sono, i figli.
    Il risultato? Un mondo di esseri umani apparentemente inseriti, apparentemente pieni di interessi, attivi, vitali, ma soli dentro, tremendamente soli. Depressione, ansia, attacchi di panico, ma anche anoressia, bulimia, e a volte anche la schizofrenia sono figlie di questa corsa precipitosa verso il baratro che l'essere umano sta compiendo.
    Fermiamoci, fermiamoci a parlare con i vecchi sulle panchine, fermiamoci a giocare con i bambini nei giardini, fermiamoci a guardare tutti insieme il sole che tramonta, o il cielo stellato, sorridiamo alle persone che incontriamo per la strada, impariamo ad abbracciare le persone alle quali vogliamo bene, e forse almeno qualcuno o forse tanti non si sentiranno più soli.
    I tuoi versi sono meravigliosi, Ignazio. Ti ringrazio per aver trattato questo tema che mi sta molto a cuore e che ha permesso a tutti noi di riflettere su noi stessi e sulla vita che facciamo.
    Bravissimo!
  • Aedo il 29/04/2008 18:00
    Ti ringrazio per le belle parole. Hai forse fatto un errore di digitazione scrivendo: "bravissima". Io mi chiamo Ignazio e quindi eventualmente sarei "bravissimo".
    Un caro saluto
  • Anonimo il 29/04/2008 13:57
    .. commossa. sei bravissima.
  • Aedo il 28/04/2008 23:07
    Grazie delle tue toccanti parole, Sophie. Non bisogna uccidere la memoria: per questo dobbiamo valorizzare le persone anziane, che tengono vivo il ricordo di ciò che non c'è più.
    Un caro saluto
  • Aedo il 24/04/2008 17:45
    Grazie, Giampaolo: hai colto il nocciolo della questione. A cosa servono i vecchi, se le persone non vogliono più ricordare, rimanere affascinati al ricordo dei tempi andati? Ci sono i mezzi informatici a sostituirli. È ovvio che io non sono d'accordo: tanti di noi vogliono ascoltare e immergersi dalla viva voce degli anziani in un passato ricco di suggestioni evocative. Allora, diamo un posto di rilievo agli anziani e non facciamoli sentire inutili. Ricordiamoci che tra pochi o molti anni ci troveremo noi nella loro identica situazione...
    Ciao
  • Giampaolo Angius il 24/04/2008 16:01
    Non so se queste mie righe siano in sintonia con quello che hai scritto, peraltro in maniera egregia, io non sono del partito di quelli che adossano tutte le responsabilità delle nefandezze consumate dai giovani alla società, alla famiglia, alla scuola, però ricordo che ai tempi delle elementari e delle medie avevo dei/lle maestri/e, dei/lle professori/esse che sapevano infiammarmi col ricordo dei tempi andati, oggi chi si ricorda o peggio conosce più i nomi del Risorgimento per esempio? Ecco voglio dire non c'è più memoria e allora a cosa servono i vecchi? Risposta sono solo un peso. Ovviamente non concordo con l'ultima frase. Serene 24 ore
  • Aedo il 22/04/2008 23:33
    Grazie, Vincenzo, per le tue belle parole di commento. Sì, è vero, ci sono tanti anziani ben inseriti; tanti altri, però, sono abbandonati alla solitudine.
    Ciao
  • Aedo il 22/04/2008 19:20
    Hai ragione, Naida. Oggi l'anziano viene emarginato dalla società senza alcuna pietà. In realtà egli può dare moltissimo, in quanto conserva la memoria di ciò che è stato unitamente a una saggezza, di cui non possiamo fare a meno. Grazie!
  • Aedo il 22/04/2008 19:04
    Grazie, Alfonsa, del tuo gradito commento.
  • alfonsa palacano il 22/04/2008 09:28
    Hai affrontato una tematica molto delicata...
    E ne è uscita una poesia altrettanto delicata...
    Di agevole lettura...
    Mi complimento con te!
    Alfonsa
  • Aedo il 14/04/2008 12:13
    Grazie infinite, Vincenzo, delle belle parole di commento.
    Ciao
  • Vincenzo Capitanucci il 14/04/2008 11:16
    Posso stare qualche attimo con te, vecchio..

    Mi basta un attimo.. un attimo d'Ascolto.. e ricorderò

    Con Stima
    v
  • Aedo il 13/04/2008 23:48
    Grazie infinite, Nicoletta, per le tue belle parole. Quante volte ci rendiamo conto che basterebbe una parola, per addolcire la giornata di una persona anziana, che in una società frenetica come la nostra si sente inutile e si vuole liberare dal fardello di pietà, che si porta addosso. Insomma vorrebbe sentire parole come queste: "Lo sai che puoi dare ancora molto?".
    Un caro saluto
  • nicoletta spina il 13/04/2008 22:44
    Quanta triste verità in questa tua delicata e sensibile poesia!
    Io ho molto rispetto per la vecchiaia e spesso mi fermo a parlare con persone anziane quando vado al parco con il mio cane.È un modo per star loro vicini, e quando vedo nel loro sguardo velato di tristezza un momento di serenità, per qualche parola scambiata e per l'affetto che il mio cane dimostra per una carezza ricevuta, mi sento più ricca... anche solo per aver donato e ricevuto un sorriso. Queste persone sole e dimenticate, che hanno un passato di cui meritano rispetto, spesso con poche parole mi insegnano tante cose.
    Complimenti per aver trattato questo argomento con parole
    così belle!
  • Aedo il 10/04/2008 16:12
    Le tue parole, Cinzia, mi hanno molto colpito. Da fine educatrice hai colto nel segno. Oggi molti genitori hanno rinunciato di essere tali e si accontentano di essere "amici" dei figli. Il risultato è che non vengono più apprezzati e, una volta anziani, sono lasciati al loro destino. Dobbiamo lottare contro questa società volta all'egoismo e alla distruzione dei veri valori umanitari. E per far ciò, è necessario cominciare ad educare i figli al senso dell'amore.
    Grazie!
    :bacio:
  • Aedo il 10/04/2008 16:06
    Ti ringrazio, Angelica, per il tuo lungo e partecipato commento. Cosa leggiamo negli occhi di un anziano perduto in una panchina o nel salone di un ospizio? Disperazione, solitudine e desiderio di una carezza... Vogliamo noi trovarci nella sua condizione tra un po' di tempo? No? E allora rinunciamo al nostro egoismo e tendiamo le mani ai nostri anziani...
    Un bacio
    Ignazio
  • Cinzia Gargiulo il 10/04/2008 09:35
    Bellissima poesia che invita a riflettere...
    Io porto come esperienza personale il mio contatto quotidiano con i bambini della scuola elementare che non hanno alcun rispetto del loro genitori e degli adulti in genere, li rispondono in modo veramente maleducato.
    Ma di chi è la colpa dei bambini o dei genitori che hanno smesso di esercitare il loro ruolo e per fare gli "amici" dei figli hanno paura di rimproverali? Come potranno questi stessi genitori che non sono rispettati oggi essere rispettati alla vecchiaia?
    Inoltre nessuno li educa ai veri valori che sembrano "antiquati" , meglio ricoprirli di cose materiali... e nessuno gli insegna ad amare perchè oggi amare fa paura perchè per farlo bisogna donare se stessi senza aspettarsi nulla in cambio e questa è una società dove regna sovrano l'egoismo...
    Molto ci sarebbe ancora da dire...
    Bravo Ignazio, come sempre.
    Un :bacio:
  • Anonimo il 10/04/2008 00:06
    La lettura della tua bella poesia accende una intensa riflessione...
    Mai dimenticare, nemmeno per un istante, che un giorno, in quella panchina fredda potremo esserci noi...
    mai scordare che dentro agli occhi dell'anziano ci sono i nostri...
    Anche se non lo si vuole accettare, bisognerebbe specchiarsi ogni giorno in quegli occhi, perchè un domani saranno i nostri.
    Troppo egoismo, regna al mondo d'oggi, la colpa è nostra che non insegniamo ai nostri filgi, il significato della solidarietà, il significato del rispetto..
    Un anziano è una persona con la sua identità, che va sostenuta sempre... va prima di tutto ascoltato e capito...
    Chissà quando ci troveremo noi ad affrontare il tema della vecchiaia, se riusciremo ad affrontarla... iniziare a pensarci... non fa male.. anzi aiuta a capire di più questo tema sociale, che un domani ci toccherà...
    Bravissimo Ignazio, scrivi con sensibilità..
    Un abbraccio
    Angelica
  • Aedo il 09/04/2008 23:30
    Grazie infinite, Anna e Charlotte, per le vostre belle parole. Bisogna avere il coraggio di denunciare le disfunzioni di una società votata all'egoismo.
    Un abbraccio
  • Aedo il 09/04/2008 23:28
    Ti ringrazio, Ugo, per il tuo lungo e personalissimo commento. Tu stai provando in prima persona cosa vuol dire essere abbandonato dai propri figli, quando basterebbe accantonare l'egoismo e donare qualcosa di sé a chi ha sacrificato tantissimo per il bene delle persone amate. È questa la realtà... Io voglio ancora sperare che qualcosa in futuro possa cambiare.
    Un caro saluto
  • Anna G. Mormina il 09/04/2008 18:56
    ... nessuno dovrebbe mai essere solo, essere abbandonato a se stesso...
    ... ma anche questa è una delle tante tristi realtà di questo nostro "nuovo mondo civile"... trovo sia una giusta denuncia...
    Ignazio ti faccio i miei complimenti per la tua poesia!
  • Ugo Mastrogiovanni il 09/04/2008 16:57
    Oggi, tempo di disfacimento della famiglia che ho vissuto io, tempo del dissolversi anche dei valori più banali e, aggiungerei, momento di quasi totale dissolutezza, i versi di Ignis non sono solo belli ma decisamente encomiabili. Mi dispiace doverlo affermare, ma, credo, anche se molti li leggeranno, lo faranno assai distrattamente, sia per la loro giovinezza, sia per la scarsa maturità che posseggono sull’argomento! Molti attribuiranno le mie osservazioni ai miei 72 anni, transeat. Vi dirò solamente che sono appena tornato da far visita ad un mio fratello 86enne rinchiuso in una casa di riposo per anziani dai suoi 6 figli! Penso che quest’esempio (del tutto privato) valga a compiacermi con Ignazio per l’aver toccato ed imbroccato l’argomento, sia umanamente che liricamente. Comunque io mi preparo al peggio.
  • Aedo il 09/04/2008 13:37
    Grazie infinite, Agnese e Katie. In fondo stare più vicini agli anziani, può darci un grande arricchimento interiore, se siamo pronti ad uscire dal nostro egoismo.
    Un abbraccio
  • agnese perrone il 09/04/2008 12:20
    A volte sembra che i vecchi vivano solo di ricordi, ma non è così! Siamo noi a non volere più ascoltarli veramente, sempre proiettati ad inseguire un
    tempo sfuggente, per ritrovarci un giorno seduti in quella panchina?
    Bravo Ignazio, anche con questa poesia sei riuscito a donarci uno spunto
    di riflessione... grazie. Ciao
  • Aedo il 08/04/2008 23:45
    Grazie, Oceano, del tuo bel commento. In effetti in una società solipsistica la parola "solidarietà" sembra non aver senso; eppure negli occhi sperduti degli anziani dovremmo specchiarci un po' di più. Noi saremo quegli anziani abbandonati sulla panchina, dopo aver percorso un cammino esistenziale fatto di lotte, di passione, di gioia, di dolore. È triste ritrovare alla fine di questo itinerario la solitudine priva di sbocchi. Eppure, continuando in questo modo, sarà questo il destino, che un mondo privo d'amore ci riserverà... A meno che...

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