Osservo il letto di un fiume
arido per le magre piogge
arso per il troppo sole.
Tutto e vizzo e grigio in questo prato,
che un giorno era verde e variopinto;
la malaerba vuol far credersi frumento.
Dietro le porte chiuse odo sussurri,
di temporali a venire,
non ancora scroscii, non ancora tuoni,
solo il presagio e nell'aria
che lentamente si carica di umidità.
Troppo lentamente.
C'è in me un lago, solitario, contento di se stesso;
e quando tornerà la pioggia,
un fiume impetuoso lo trascinerà giù... verso il mare.
Silenzioso è il fondo del mio mare,
immensa è la sua profondità:
ma essa risplende di misteri
e di risa a fior di onda.
Ed io che in questo mare navigo
non farò naufragio,
anche quando l'onda infranta assalirà irosa la chiglia.