Non ricordo nulla,
una cattedra di professori,
sguardi accigliati e acidi.
Poi l'oblio...
Ho scoperto il futuro ed ho paura.
Mi si è svelato in un attimo,
si è aperto inesorabilmente il sipario.
Ho conservato un diario
perchè sapevo di saper scrivere,
non serve fiato, non c'è espressione.
Nella tasca ho un numero
perchè ho bisogno di chiamare
e sentirmi sempre rispondere.
Ho un chiodo nella testa,
non si può estrarre,
è latenza non memoria.
Ho appeso un quadro
e prego la tranquillità che mi trasmette.
Una volta visto il dopo non riesci a comprenderlo
se il prima non ti appartiene.
Hai necessità di lasciare nell'indomani
immagini e pensieri che hanno permesso di raggiungerlo.
Hai voglia, quantomeno, di concedere lacune
per infilarvisi quando serve
e schivare quel fastidioso vento solare.
Non voglio trattenermi,
la colonia non mi piace.
Troppi meccanismi assassini pieni d'ordini mi minacciano.
Il suolo non è caldo,
non trasmette serenità,
anzì,
è simile ad un immenso laboratorio genetico hi-tech.
Eppure lo desideravo,
ero convinto di trovare la linea rossa,
che, in realtà,
non esiste in nessun luogo,
se non nel tuo occhio malato.