Frusciava incerto sull’erba ferrigna:
di Dino il passo che andava sui monti.
Alle sue spalle: lasciò cubi ostili
che gretti aborrono vita notturna.
Orfeo aspetta lì l’ora più degna,
e prova l’eco e ne attende le fonti
che fan tacere le ansie febbrili.
Ecco “Chimera!” dischiusa s’è l’Urna.
È tra le rocce il suo pallido viso:
eburnea fronte; fanciulla regina,
gioia melodica; sangue e dolore.
Ecco nel cielo il notturno sorriso
Ecco le chiome di fiamma divina
Ecco del carme il solenne vapore.