Avvolta nella nebbia,
erema alla mia vista improvvisa forma apparve.
Quando fui di lei sotto l'alte mura,
vidi massiccia e ferrea porta,
sulla quale scolpita v'era:
-Ferma i tuoi passi, varcare tu non puoi la sacra soglia,
qui vige il silenzio, qui regna clausura.-
Ivi giungesti giovane un dì lontano,
porgendo a Cristo la tua rosea mano,
e per amore suo tagliasti lunga chioma.
Angusta e fredda era la buia cella.
Qui trascorresti la tua vita giovane sposa,
qui dove non v'éra del mondo che poca cosa.
Al muro nella penombra appeso,
a condividere con te dei tuoi giorni il peso,
Lui... il Cristo, l'amato sposo.
Al venir dell'alba soave s'alzava verso l'alte volte
il gregoriano canto. Leggero un fascio d'obliqua luce posa
sulle prostrate ombre che al Signore elevano tal
musical preghiera.
Trascorse della tua vita il tempo.
In cielo nessuna stella, né chiaror di luna,
solo s'ode il sibilar del vento, nere nuvole fan tra loro gara,
urla il tuono, bagliore d'accecante lampo illuminò
un istante il te di fronte Cristo,
a cui tu sorridente, tendesti con fatica
la tua scarna mano, che poi... inerte cadde.
Dita pietose i tuoi occhi chiusero in finale posa,
la nuda terra in se t'accolse, intorno volar
di bagnate foglie, con cui il vento dispettoso gioca,
la pioggia, del tuo passare, cancellato ha l'orme