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Mio figlio e la fisica

L’osserva col massimo sdegno,
l’ascolta col più grande orrore,
la legge poi, senza ritegno,
la scorda con punto pudore.

Dichiara: “Che vuoi che m’importi
di cosa fa un corpo che cada.
Se noi caschiam giù siamo morti
con qualunque moto si vada!

E poi delle forze l’impatto
con cura descrivi le leggi.
Adesso ti tiro ‘sto piatto,
vediamo se l’urto lo reggi!”.

Ed io che reagisco sdegnato:
“Tu guarda che figlio ignorante!
Si vede che non eri nato
per comprender quant’è importante

capire di cosa sia fatta
la terra che qui ci circonda,
ch’è liquida ed anche compatta,
ch’è piatta e ad un tempo rotonda.

Capire dei moti la scienza,
del mondo carpire il mistero.
Ché è questo che fa la sapienza:
Discernere il falso dal vero!“.

Ma dentro di me più rifletto,
più penso che Mario ha ragione.
A chi importa mai che l’effetto
che Totti può dare a un pallone

somigli all’”effetto Venturi”.
A lui ciò ch’importa, sapete,
è ch’esso scavalchi anche i muri
finendo poi in fondo alla rete!

 

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2 commenti:

  • Nicola Saracino il 26/02/2009 17:57
    Spinto dal semplice piacere, ogni tanto torno a leggere questa poesia piena di saggezza, delicatezza ed amore. Grazie Giuseppe.
  • Nicola Saracino il 11/10/2008 21:46
    Gustosissima! Celia, affetto e ironia si fondono in un gradevolissimo componimento. Ricordo un mio esercizio di fisica, finito sotto gli occhi della donna delle pulizie. Bisognava calcolare il massimo angolo perché uno scopettone potesse scorrere sul pavimento, e lei mi chiese: tutto questo studio per una cosa così inutile?
    Eppure la fisica è una disciplina fondamentale, come ben sappiamo. Un abbraccio a Mario.
    Nicola

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