Profonda è ancor questa mia notte, baciata
dai soliti giochi, forse ora più gaiamente,
e intanto, tra il vago apparir dal nulla
esistente, io vago sospeso tra l’oggi e ‘l doman.
Al venir la tenzon con l’agir negligente,
or ora c’e tempo sol di patir l’esistente,
di volger al ciel lo sguardo ammaliante,
di stender l’orecchi alla voce suadente.
Cercar nel profondo quel silo colante,
di sensi sottili, ultrasuoni gentili svelati,
nel fievole e diaccio apparente, celati.
E quando il rintocco l’avrà camuffati,
di volizione si occupi la grande sorgente,
nel tempo d’andar dal Tirreno a ponente.
2004 (da “Spirito Giocoso”)