A Pasqua si andava al mare
a respirare i primi caldi.
Corridoi di platani e fossi di canne
portavano alla spiaggia
dove le tamerici segnavano i confini
dell’asfalto coperto dalla sabbia.
Eravamo pionieri nelle vie deserte.
Le scale rimbombavano
nel vuoto e nel silenzio
della casa ancora fredda e umida.
Nei prati selvaggi
sotto il cielo percorso dalle nuvole
ascoltavamo le onde
mentre i cesti si riempivano
di erbe salmastre.
E tutto sapeva ancora d'inverno
e già d’estate.