pagliaccio:
so, nei miei recinti
simbolici, di esserlo,
ma all’ultimo spettacolo,
quello più importante,
perdo sempre un bottone
e resto nudo;
muterei, nel calderone alchemico,
questa brina
in un volo senza geometrie
di un uccello libero,
fuori tempo,
senza dita alla mia portata,
visto che adorarti non posso;
uccello-gioia
del “ragazzo” insonne,
privo del mare senza luce
che non gli hai mai donato;
e se nel volo, sarò ridicolo,
vorrò bere anche la tua risata
che il giorno almeno
mi riempie…