I passi del tempo
come gli abissi della memoria
profondi... veloci... sfuggenti
fanno vuoto, fanno niente, fanno male.
Sempre più rare le tue orme
nel tempo che ti dò
e ti donai.
Mi resti come ferita
nella carne più dolce
e nel fondo dell’iride
che mentire non sà.
Tu fosti il fulmine
che ricamo fece in cielo;
squarciasti le nubi
e portasti linfa,
alla mia arida terra.
Fosti dolce... violenta... devastante,
nuova e diversa
d’amore e passione
di riso e pianto
di rabbia e oppio incensato
e tempo non mi desti
nemmeno di pensare
che potesse essere per sempre.
La tempesta si placò
venne il sole... ed io
non ero... e non sono, ancora sazio di Te,
diluvio d’amore... e fantasia.