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Venticinquesima ora

Si specchia una lancia tremante
nell’aria ingemmata a rugiada
scoccare nel nero quadrante:

è come la falce che cada
fendendo le spighe al mattino
svelando una terra più rada.

Né stelle né il vecchio cammino
smarrito di scorger s’affanna
‘l viandante: tal è il suo destino.

Vi fu mai più dolce condanna
incisa nel genere umano
d’un tempo che l’animo inganna?

Stregato da incenso silvano
di querce e creature si desta
se s’apre l’abisso nel piano.

Al secco rintocco s’arresta
ogn’eco e’l respiro all’enigma
se annunci età lieta o funesta.

 

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8 commenti:

  • sara rota il 10/02/2009 08:35
    Ermetica al punto giusto, apprezzata.
  • Anonimo il 09/01/2009 20:05
    Bellissima.
  • bruno guidotti il 09/01/2009 18:46
    Oggi siete tutti bravi, bella poesia, mi sento un piccolo David di fronte a Golia-
  • ANNA MARIA CONSOLO il 09/01/2009 17:30
    E noi poeti sempre a spogliare il tempo! grazie
  • Nicola Saracino il 09/01/2009 14:40
    Componimento di fascino, Michele, anche per l'originale scelta metrica. Sembri un buon artiere del verso. Bravo. Nicola
  • Michele Storti il 09/01/2009 13:47
    Grazie a tutti.. si tratta, se per caso ve lo siate domandato, dello scritto declamato al recente compleanno di mio fratello maggiore (25 anni), anche se l'idea di una venticinquesima ora potrebbe essere abbastanza evocativa.. a risentirci
  • Anonimo il 09/01/2009 13:08
    Davvero ben costruita..
    Complimenti.
    Ch
  • Vincenzo Capitanucci il 09/01/2009 11:43
    Un freccia di rugiada... scoccata nel nero quadrante... crea una 25esima ora... un taglio felice... nel nostro... lieto destino...

    Bellissima...

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