Tu, ardita, ricami scialli intarsiati di luce sulle coltri a trame chiuse della notte,
tu, donna volubile e civettuola,
prima ci invaghisci con conturbanti tubini tempestati di gemme e di luce,
poi ci sorprendi con morbide forme, ammiccanti e procaci, direi quasi, piene.
Tu, curiosa e vagabonda,
esplori ballando la notte, ti perdi rapita in disegni animati di stelle,
ribelle valichi l'ora bandita a Cenerentola,
poi, con sbadigli a frotte, stremata riponi le tue scarpette di cristallo,
mentre l'alba, entusiasta e di buona lena, già parte sorridente con cappello e scarponi.
Tu, sibillina, ordisci segreti complotti con pianeti giocherelloni,
per propiziarci croci o delizie,
tu, eterna bambina, ancora aggiungi al blu notte pennellate di nero carbone mentre,
fra le ignare nubi, spavalda sfidi il mondo a nascondino.
Tu, bellissima e volitiva, ti accoppi con il bel tenebroso mare,
per alleviare il viaggio delle barche con i maglioni rimboccati,
e per vestire d'argento quell'alchimia di fate e di "non so che" chiamata bacio,
fra una sirena ed il suo lui, fuggiti da alveari ronzanti di voci.
Tu, da lassù, romantica strimpelli sulle corde del mio cuore che, leggero,
si emoziona e balla una danza senza tempo, senza confini e senza nome.
La chiameremo "danza della luna galeotta".