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Una storia in bianco e... arancio

Ricordo bianchi cortili di paese dal profumo di coccole e di latte,
e rubicondi sentieri di campagna,
per sfoggiar pendenti di ciliegie, con guance color mela baciata dal sole.

Rivedo poi grattacieli impietosi di libri odorosi di sapere,
sfornati per assaggiare il pane antico dei saggi,
sorseggiando i misteriosi calici del volo.

Affascinante il primo paio d'ali,
volitivo in coronata terra straniera
e, ancora, disegni dorati su coperte scozzesi di nebbia.
Al ritorno, compito fuori classe:
addentrarsi nelle mappe dei labirinti, a scoprir i ciottoli del mondo.

E poi comparse, monarchi assoluti travestiti da magnanimi principi,
e cortigiane serpeggianti, con cipria ed ombretto da fate turchine.

Ricordo, infine, fughe arrabbiate da castelli senza colore,
e corse affannate verso campi di girasoli.
Ricordo le nuvole, la pioggia, i tuoni, il vento...
No, non era vento,
era un'aria neonata e leggera, che afferrava gentile la mia mano,
verso il viale lattante del mio ritrovato cammino.

C'era la culla verde dei prati,
c'era il lenzuolo terso del cielo,
c'era la calda coperta del sole,
c'erano le mie e le tue ali, al mio fianco.

Tu mi dicesti:
"Il cielo è ancora bramoso di righe da riempire.
Forza, partiamo!"

 

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