Nell’inconscio silenzioso del mare
dove non esiste più alcuna libertà d’onda
Canta
una stella marina
nel corporeo voluttuoso corpo
d’una procace provocante sirena
Lascia scorrere la sua voce
dai capezzoli appuntiti
in appunti di baci
dalle acque trasportati
in rime baciate e schiuse
in lunghe chiome suadenti
d’alghe in seta
nel canto di semi antichi
dal profumato ritornello
del suo corpo traballante
in scosse di brividi
cavalcati da lingue esangui
infuocate dai morsi di cavallucci marini
affogano
nel suo nero inchiostro
le ossa di seppia
di tutti i marinai pensieri
marinanti rumorosamente
la nave della vita
adesso giacciono ai suoi piedi
maldestramente
amando con devozione
la perfezione
dei suoi metrici piedi
in perlacee perle d’ostrica
abbandonati relitti
di criptici derelitti