Gente dopo gente
Intenta a contarsi i passi
Aghi di pino e abeti frustati dal vento
Il mare alla collina si avanza in odore
A profumar di sale e seppie morte
I cappotti buoni delle vecchie barcollanti.
Non c’è stato sangue
Né rumore né tempo per la pena
Solo un rapido gorgoglio stupito
Nemmeno l’occasione per
Provar le scarpe nuove
Tutto così rapido che nemmeno
Il sole ha fatto in tempo a sorgere
Né la notte a scappare
Me ne sono andato
Così come sono nato
Solo ed imprecante
Peccatore convinto e orgoglioso
Il cancello grigio si apre cigolado
Controvoglia come me
Che controvoglia cigolando son sparito
Il prete mi bagna il legno
La vedova mi piange
Mia figlia è troppo furba per farlo
Madre è così strano pensare
Di essere stato per te
Morto da vivo ed il contrario
Ed il padre di questa salma
Dignitosamente s’affanna a cercar
Le condoglianze
Avrei voluto abitare più vicino al cimitero
Per accorciare il viaggio.
Suonano a lutto le Marie
Per il figlio che mai hanno avuto
È confortante sapere
Da parole asperse d’incenso
D’essere come tutti i morti
Stato un cristiano.
E dopo il requiem e l’ave maria
Corre alla vedova la tonaca
A tender la caritatevole mano
Perché a lui rimanga d’oro i sorriso di quel giorno
Mia figlia mi guarda
E sorride alla mia bara
Mia figlia mi conosce
E sa che tra a vita ed il femore
Stiam giocando lo stesso gioco.