Torto, dalle traversie
di questo mondo infame
masticando saliva e polvere
e un incerto avvenire,
persisto sott’al peso
di un affanno inesorabile
ma anche dell’orgoglio
per non mollare.
Col capo abbassato
conto ogni sua goccia
che poco a poco
la terra asperge,
ingoio, aria riarsa
che mi prosciuga
anche il pensiero
non sol le membra.
Alla pioggia leggera
non mi sottraggo
eppur m’infradicia
fin l’ossatura,
invece d’ingiuriarla
le porgo il viso
poiché, pare benedir
con una carezza
il mio lavoro.