Indifferenti case erse a mura,
nuvole da soffitto
e, dopo appena uno sputo d'acqua,
la costiera,
a sigillar la cella.
Tu,
che venisti a visitarmi
colorando questa grigia prigionia
ora, senza allarmi,
catturi il mio pensiero e lo porti via.
Lo porti via con te,
squarcio tra le nuvole
e raggio di sole che lo penetra
lieto e duro
mi asciuga e mi acceca.
Sei la mano che mentre il treno corre
lascia impronte, traccia il cerchio
nel vapore del vetro
per mostrarmi il mondo che scorre.
Sei quest'oceano
che mi colpisce con le sue onde, con violenza
per poi ritirarsi
offeso della mia irriconoscenza.