Impongo alla mia ombra
di lasciarmi, infine.
È essa che m’ancora alla terra,
come nero presagio m’accompagna,
presente anche di notte.
Ed ora volo,
libero mi libro,
sui comignoli fumanti
dei palazzi da me edificati.
Nubi bianche e nere attraverso,
provando il loro odore.
Agre, spesso,
come di legna arsa.
Lacrimano gli occhi.
Dolce, a volte, d’incenso.
Sereno piacere m’invade.
Ora torna, ombra,
incatenami alla terra,
perché possa soffocare
il fuoco che arde agro;
grande è l’affanno!
Ma essa non risponde.
Continuo a volare,
incorporeo,
coi miei rimpianti,
verso l’ignoto.