Gabbiani senza bandiera,
che corteggiano scogli profumati di selvaggio,
alla ricerca di un cofanetto di sole
per posarvi le ali stanche.
Un mare, artista innato senza modelli,
che crea flutti testardi,
vogliosi di infrangersi come arieti
contro scudi di rocce rese sagge dal tempo.
Un viottolo, che sembra fuggire
verso il regno segreto delle fate della felicità,
fra danze di lavanda e di biancospino,
in un connubio senza intrusi di blu e di bianco,
ad ipnotizzare i sensi esausti dalla ressa
dei boomerang quotidiani.
Una barca rubata ad un sogno
di un falegname cresciuto sotto travi di cielo,
turchese come le acque incontaminate,
e bianca come una mente sgombra dall'oppressione dei "troppo".
A prua una scritta,
che pare pennellata da un angelo caduto in amore,
corre incontro alla brezza,
e recita indomita: "Libertà".
Tuffo le mani nelle tasche
e sono lande deserte,
cerco con un palmo i battiti del cuore,
e sento l'armonia di un lago
in dormiveglia sul tetto del mondo.