Questo tizzone acceso
alle mattine e notti senza nome
accompagna boccate di pensiero
ad ampi sospiri
dalle privazioni antiche
e dalle nuove esilaranti forme
Seduta, distesa,
tra la folla o su un’onda
non sento differenza alcuna
nei miei sapori rosso e cobalto
che accompagnano la mia bocca
e il mio cuore
fuori da un tunnel di sabbia,
alla volta di respiri in esubero
da dispensare ancora ad ossigeni
sospesi
La mia colonna di fumo
come di nave lontana
attraversa mari pullulanti isole,
solitari anfratti di rocce
e alberi per ombre senza corpi
Non approderò stavolta
senza scialuppe o salvagente,
non affogherò tra le onde petrolio
né convincerò braccia
a raggiungermi a nuoto
Voglio essere speranza lontana,
di me stessa isola vagante,
fatta di ferro e legno emanare fuoco distinguibile,
tra lampi e fulmini combuste volontà,
brillante attimo di acqua in cielo,
io nell’atto del relitto vivo
per raccogliere amate reti gettate a caso
e nutrirmi di ciò che non ho pescato