Ho innalzato castelli di plexiglas e cemento armato.
Barriere di filo spinato lacerandomi la carne nuda.
Picche grondanti di rabbia e lamenti.
Torri di indifferenza indotta in attesa dell'efferato assalto.
Ad un soffio di vento, ad un alito caldo
hanno vacillato le mie difese.
Una fortezza diroccata
dopo anni di interminabili battaglie.
Cumulo di macerie fumanti
osservate e commiserate.
nessuno slancio di salvezza o dignità.
Annientata ho spalmato i miei resti sul rigolo del fiume,
lentamente
come un rito di purificazione.
L'oltraggio del possente attacco
si è attenuato ed è calata la bruma...
densa, tattile, umida.
Scivolo al suolo e priva di forze attendo
che la pioggia lavi ogni presenza di orgoglio ferito.
Nessun bastione adesso verrà ricostruito.
Il prossimo affondo incontrerà
una capanna di sangue, fango e carne
che aprirà la sua porta al primo vacillo.