Non ha più pezzi da contare
la mia carne
polpose ossa
e gocce brillanti
striature cremisi
Acida e bianca
finire intrappolata
nella ragione
sfuggitami
viscida sgusciante
Sono uscita
cambiata
scortata da demoni striduli
non trovo limbo ad accogliermi
So
sento
lava consumarmi
e voglio
urlare rabbiosa
mentre mio fratello
divorato da fame
implora morte
di morire
Cosmo
risucchia il nero infinito
della mia gola riarsa
e forse
rivolterò il contrario in se stesso
forse
il mio veleno sanguinante
impregnerà gli occhi
di chi
col silenzio
ha ucciso la mia creatura
prima ancora
di caricare l’arma
biforcuta