Il suono come di lamento
che un magico flauto emise,
e apparisti tu,
sul dorso d’un bellissimo cavallo.
Col tronco riverso,
le braccia ciondolanti,
amorevolmente ti presi in braccio.
Da dove tu venissi, io non sapevo,
ti presi in cura, senza chiederti chi eri.
Con dolcezza le tue ferite baciai,
la rugiada dei tuoi occhi,
lievemente col mio soffio asciugai.
Sbocciarono boccioli di sorrisi.
I tuoi seni come fiori maturi,
ripresero respiro e volume,
l’indice sfiorò il mio labbro,
timidamente ti dissi: ti amo.
E il mio sguardo si sperse
lungo i tuoi capelli neri.