Un giorno camminavo per la strada
quando ho visto alcuni esiliati
di colore, seduti su un muretto,
di fronte a loro un ristorantino
con dei tavoli all’aperto.
Essi non facevano nulla di male
e io mi sono fermato a parlare con loro.
Quando si è avvicinato un uomo
con la pelle bianca, come la mia
e con fare arrogante e prepotente,
ha detto loro di allontanarsi
perché davano fastidio a chi mangiava.
La mia rabbia è esplosa, l’ho chiamato razzista
e in quel momento mi sono vergognato
di essere bianco, di essere cristiano.
Mi sono vergognato di come possano esistere
persone che si credono di poter decidere
dove devono stare queste povere persone
che hanno già una vita amara
lontani dalle loro case e dalla loro patria.
Essi si sono dimenticati che i loro avi espatriarono
cercando nel mondo quella speranza
di dare alle loro famiglie di che sopravvivere,
e per colpa loro la parola Xenofobia
al giorno d'oggi continua a esistere.