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DIPROMAZIA

DIPROMAZIA

L’Ambasciatore de uno stato orientale antico
se ne stava seduto all’ombra dun ber fico.
L’unica nota invero pe lui un po’ stonata
era ‘na cicala che cantava la zolita sonata.

Arzanno l’occhi verso l’arto gliè disse:”Sei sfacciata,
è tutta ‘na mattina che canti sempre da maleducata.
Stattene un po’ in silenzio e riservata, per favore,
e lassame godè sto silenzio bello e incantatore! “

La cicala gliè rispose cò tanta sana allegria :
“Alla bella faccia della tu’ gran galanteria!
Hai passato ‘na vita in mezzo a li paroloni
e mò tomo tomo venì a rompe li cojoni.

Voi diplomatici sete proprio ‘na brutta razza,
tutta apparenza e nell’anima solo pazza.
Dite le cose senza arcuna convenienza
e pretennete dall’antri la riverenza.

Pe cui famme cantà in pace sto stornello antico
all’ombra de le foglie der mio amico fico.
Quello che io canto lo canto con er core
pe ringrazià della vita er bon Signore! “

 

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