Eri bella nonna.
Mi è rimasto di te
quel celeste tentar di simulare il cielo sulle palpebre
che lente si facevano
pieghe,
luminose stanche grinze
a far cornice a quel castano autunnale dei tuoi occhi.
Mi hai amata
come un popolo adora la sua regina
ma non ho avuto potere,
eppure t'ho lasciata partire.
Non ti ho potuta vedere
su quel treno di legno
in quell'ultimo viaggio
che più ci penso
più non ne comprendo il senso.
Non ti ho vista nonna
ma so che scalciavi
dentro quel buco di pietra,
vicini troppo silenziosi
tanti fiori
ma nessuna terrazza da cui affacciarsi,
nessuna pianta da poter annaffiare.
Se esiste quel dopo
in cui ci si può ritrovare
ti cercherò ovunque
tra le anime e il mare.
Sarai la più bella,
seduta su un patio
fissando la fine e l'inizio del niente,
parlerai sola
sistemando una ciocca scomposta
bionde spighe di grano
intrecciate all'indietro
fili di erba, amore tostato.
Sussurrerò "nonna" all'orecchio
-ho un fiore- un segreto - un figlio - un amore
ora mi siedo, ti voglio raccontare.
- Guarda, il tuo dono
il bracciale al mio polso
prima di quel improvviso tuo partire,
non l’ho mai potuto levare -
Tu cataratta di smemorate notti
mi dirai che io meritavo tutto l’oro del mondo
ma io lo rimetterò al suo posto intorno la tuo braccio
quel metallo d’amore,
Perché è appartiene a te e non mi serve un ricordo,
perché resto qui con te.
Qui sul patio a fissando la fine e l'inizio del niente.