Madre,
io non conosco altro dolore,
nè l'attimo eterno dove tu vivi,
sconosciuto mi è ormai
il tuo ricordo,
nel ritorno ancestrale di un momento
raccolto con mani congiunte.
Madre,
lontana e iperscrutabile,
vano è per me rincorrerti,
per asciugare dai tuoi occhi le lacrime
versate in un tempo senza domani,
come tu, con mani amorose,
facevi con me bambino piangente.
Madre,
io vorrei riconoscerti,
parlarti ancora dei miei sogni,
stringere le tue mani,
percepire tra il sangue e le radici
che ci legano,
le antiche memorie dissolte,
nei silenzi, il tuo assenso al perdono.
Madre,
non ci sono più i tuoi sospiri,
nè l'amore disperato senza parole,
non c'è più il silenzio del nulla,
a dividerci oltre l'eternità,
dove il ricordo si intravede appena,
smorzato da luci tremule di lanterne
immaginate,
in un effimero giorno di pioggia.