Da tempo viaggio
su fili elettrici e tesi
scendo e risalgo
antiche piattaforme
o sosto piccoli ripari per occhi guardinghi
che sperano d’avvistare navi
prima che tocchino la rena
Scendo a valle di dune danzanti
ormeggiando fantasticherie
annodandone corde spesse tra loro
alla deriva dell’onda
sospiro al tocco del sale
alle mie papille aperte
e ascolto musiche di sangue
percorrermi come veli mossi da soffi
pervadere l’intimo
già cosciente e umido di scirocco
Guardo il mio sposo
abbandonarmi per un’altra notte
dai rami fitti d’un pino regnante la spiaggia
trafiggere i miei occhi assetati di rosso
ed annegare nell’ acqua d’un padre generoso
e innamorato della luna
Non ho bisogno
dell’alterigia del pavone
ma della forza immane
di cuccioli d’ulivo
con loro passerei da parte a parte
con la radice e il frutto
gli indifesi secoli a venire