Il quadrante potrebbe consolarmi
lasciandomi sola
con le lancette tra le dita
ma io
voglio dipinger ponti levatoi
nell’atto di scendere
tra le braccia e la mente
al sicuro
Pesto il sale
nella creta che indusse la barba
a modellarla
e l’involucro diviene contenuto
e la terra sposta l’asse
e il fuoco si determina
e la scia
prende colore
Cosa resta
cosa
abbandona
il nostro giogo libero
la nostra catena
dissolta?
Chi muore
e chi
davvero sopravvive?
Sormonto con due dita
l’efficienza dell’Impareggiabile
nella perfezione di stelle come occhi
nel buio
o di stami dalla fine morbida
e colorata
Se fossi andato via
avresti portato
via...
Se fossi restato
avresti lasciato
che quel pieno distogliesse lo sguardo
da se stesso
per riempire quello del dolce vivere
di un’amorevole cosmo
dalla picchiata fantastica
dalle ali temerarie
dal fiato
rotto…
Pensa allora
al sangue delle dita piccole
nella fatica di spaccar pietre
per l’acqua e il pane
Forse non si chiedono
il perché
d’una crudeltà senza ragione
ma per primi vedono il sole nel suo colore
imperatore
ne comprendono squisitamente
le emanazioni privatorie
ne godono appieno
il bruciore vitale
producendo diamanti
con gli occhi
in lacrime….