Assurto èra lo mio pensiero, in più su dell'alto cielo.
Stanco per un istante ello sosta, poi in giù lo sguardo volse.
Solo oscuro e immènso velo, il veder colse.
Osò allor con grande tema, mover lo primo passo,
mentre l'altro con cautela attese. Quinci... solitar viante,
sulla perigliosa volta, con tremor protesi.
Silenzio il vasto... niun rumore,
solo l'udire dello veloce core e dell'affannoso ansare.
In alto: "ed io non sò spiegare", abbagliante
vidi lo tondo dello sole ancor di più infocare,
e ad occidente la luna timorosa ad aspettare, poi l'infinite stelle.
Parmi d'un tratto, camminare sull'ondullar del mare,
e cauto poggiar le mani, sulle opposte e distanti sponde,
si che parvemi più certo, il doloroso andare.
Or quì, mi costa assai il raccontare.
Tosto di me s'accorse, il guardian del mare,
che lesto alto s'èrse, poi soffiò con forza tale,
che le gonfie gote, rischiò crepare.
Alte allor s'alzaron l'onde, che veloci... urlanti e forti,
le rive ed oltre, disseminaron d'oscura sorte.
Inoltre ancor io vidi, un gigante scoter della terra
la spessa scorza, ma si con tale forza, ch'essa l'equilibrio perse,
e gemendo cadde, e con essa ognuna cosa.
Atterrito, pregando corsi per cercar rifugio.
Della roccia, nello oscuro antro, tremante il me io posi,
ed ivi, del vento intesi l'urlo, " furiosa belva dall'occhio torvo ".
Orando, piangendo attesi. Giunsemi nell'ote, di quattro destrieri
il lor nitrire, e notai su d'essi orribili guerrieri,
l'Apocalisse veggi io, allor venire.
Gran fragore di lame e spade, di lunghe lance, di fuoco e dardi,
per i quattro cardinali punti, e i cavalieri con grandi salti il lor coprire. Uno d'essi di me s'avvide, e grignando in mostruosa posa, nell'aria rotando l'accuminata spada, verso di me si spinse urlando.
Nooo... con alta voce io gridai. Sentìì con forza... scoter la mia spalla allor, aprìì gli occhi, e vidi a me vicino, di mia moglie il viso, cos'hai mi disse?! Nulla... nulla sorridendo gli risposi, e mi riaddormentai.