Adagio la stanchezza del giorno,
gatta che si lecca il muso,
sulla poltrona,
esco,
pur se è sera,
prendo la macchina,
salgo alla collina.
Sfumata nei contorni,
ammantata da mistero
arcano,
m'accoglie
tra le fronde
d'ulivi argentati.
Sul giaciglio di foglie morte,
distendo il corpo,
liberando il pensiero.
S'ode ancora il grillo,
nei suoi ultimi canti d'amore.
Supina,
non m'è difficile
contemplare le stelle,
mie sorelle,
le conosco ad una ad una.
Scivola la tristezza,
fra i brulli rami s'invola,
nel vento tiepido,
irreale,
in questa avara stagione,
si disperde.
Irrefrenabile impulso m'assale,
quello di tendere,
come l'albero,
le braccia al cielo,
chiedendo benedizione,
pace ed amore,
per il mondo
e per chi io amo
Mi fa eco,
la chiesina solitaria
della valle,
sorrido.
Tutto ora tace,
scesa è la quiete,
anche nell'anima mia.