Ora ch'è il giorno trasformato in notte
gentilizio che sia: tempio o sacello,
di vanità fuggevole riposo
ogni bronzo o altro monumento
paziente accetti e custodisci.
Elevato custode pensieroso,
la tua chioma eretta benedice
a mezzo di pace e di silenzio
l'implacabile scorrere del tempo.
Pietoso raccomandi al vento
l'anime nostre, fasce di dolore,
che di presso della tua radice,
luogo natale, valvola di vita,
tornammo pieni di speranza
anzitempo a percorrere fiorita
la strada certa e sconfinata.
Forte cipresso, verde d'illusione,
intesa eterna tra la terra e il cielo,
partecipe di lacrime e distacco,
sposa le tue fronde ombrose
all'immenso stordir del firmamento.
Spicca il volo altissimo infinito,
prepara il posto oltre quel chiarore.
Quantunque indissolubile legame
quest'aspetto fiorito sia col mondo,
e questa cura d'arbusti e di viali
sembri annullar ogni dolore,
più si accende di luce quella fame
e più si sente il peso del profondo
che di strali soffocò il saluto
dell'ultimo drammatico minuto.
Spicca deciso il volo verso l'alto,
disegnaci la via per l'uscita,
e aiutaci a fare questo salto
così che ogni macchia sia svanita.