C'erano una volta
due maestre:
l'una alle materne,
l'altra, alle elementari.
Tutti gli anni,
quella alle materne,
chiedeva alla collega
gli scolari più "vivi":
li avrebbe uniti ai suoi:
per dare lustro,
con magnifici saggi,
al bel mese di maggio,
odoroso di fiori.
Violetta, non era stata scelta:
non lo era mai.
Tra file di banchi corvini,
tra le pareti bianche,
un po' ingiallite,
restò nell'aula vuota
la bimba silenziosa.
Le rondini sui vetri
restavano attaccate,
i fiori in carta crespa
volevano sbocciare...
La bimba restò sola;
pensava alla sua vita...
"La vita, tra dieci anni,
sarà più generosa?"
Poi, con l'amaro, in bocca,
sedette al vecchio posto.
Ma, ecco, all'improvviso,
si aprì l'austera porta:
entrò la titolare,
quella maestra mite
che nulla poté fare.
Scorsa la bimba in pianto,
s'avvicinò solerte:
"Cos'hai che piangi tanto?
A me puoi dirlo" e, intanto,
le fece una carezza.
La bimba alzò lo sguardo
mesto, riconoscente;
guardò la sua maestra,
ma, disse solo:
"Niente."