Timide dita
carezzano lembi
di sete appese
alla finestra.
Voglio guardare
cosa si è mosso
nel mio
giardino.
Discrete barbe
di folletti argentei
sono in fermento
per la vista dei miei
occhi.
Lo sanno quelle creature
che sono capace
di mettere a fuoco
la loro
ombra
senza sfiorarli
e prenderli interi
nella mia pianura
spaziosa
e spontanea.
Ritraggo un attimo
la contentezza bianca
come neve su pietra
rovente
traduco la mia forma
al comprensibile
e limpida mi concedo
alla circostante curiosa ilarità
di ciò che sorregge
il mio
esserci.
Danzerò ancora
roteando le vesti leggere
sconfinando le siepi
di carta
nascendo con l'albero
suo
padre...
Eccoli mi vengono incontro
con loro le spose arancio
accogliermi profumati
inchini
di lussuosi
fili
d'erba.