Per il bell'Adone,
fra Venere e Persefone,
regina l'una dell'Eros,
l'altra dell'Inferi signora,
sorse aspra competizione,
per aver con lui
ore d'amore e di passione.
Entrambe follemente
innamorate,
scesero ad un compromesso,
per mesi sei
Adone visse con Venere
dolce amplesso,
per gli altri mesi sei
a Persefone
egli fu concesso.
Ma non v'è amore
senza gelosia,
Venere che lo amava
alla follia,
schiava di cotanta
bramosia,
non volle cedere
Adone alla rivale.
Privata dell'amore,
Persefone, ad Ares
dio della guerra,
della consorte
svelò il tradimento.
Fu la vendetta, atroce,
il dio guerriero
ordinò al cinghiale
d'uccider, della moglie
l'amante.
Accorse al bosco
Vener trepidante,
afflitta da spasimo
lacerante,
il corpo esanime
del suo amore,
strinse al petto.
La terra,
mossa a compassione,
al divino dolore,
portò sommo rispetto,
facendo sbocciare
col sangue del giovinetto,
un cespuglio
di rosse scarlatte,
rosse come la passione
che lega i cuori
in amor e devozione.