Seduto sulle soglie della notte
una tetra riflessione
si batte con le oscure visioni
figlie della rubiconda bottiglia.
Il buon demone
danza con la vetusta saggezza
ma la solitudine cresce sempre di più
come ventre gravido.
Un re straniero giunge con un malconcio esercito
alle porte del mio animo
chiedendo a gran voce
la testa del prepotente sentimento
che tiranneggia
e dilania la mia fragile pelle.
L'universo è colmo
di un'eterna inquietudine,
l'universo si annienta
nei occhi di lei
e nella sua eterea persona.
Il fragore infernale della battaglia di sempre
sconvolge l'intricata foresta,
dove si annida
nascosta come preda che fugge,
la mia lontana felicità
e il mio animo vecchio di secoli
tenta di evadere
dalla grigia prigione
dei neri pensieri.
Ma nient'altro riesco a fare
se non urlare parole silenziose
e volgere lo sguardo
verso un orizzonte di fuoco.
La Bellezza mi porge la sua bianca mano
tentandomi
e cercando di condurmi nella sua fanghiglia
ma non mi fido dei suoi grigi e falsi occhi
e della sua maschera di diamante
che cela mostruose fattezze
e rimango così
affogando nella mia malinconia.