Ho assaggiato il pane della ricchezza, ma non ero felice,
ho bevuto dal calice dell'estrema povertà,
piantando ancora più in profondità della speranza radice.
Vagabondando con le tasche vuote per il mondo
per la mia anima ho cercato il riparo,
dell'abbandono nel mio continuo viaggiare
ho assaporato il gusto amaro.
Ci sono stati i momenti nella mia vita,
quando la morte mi sembrava dolce e invitante,
ero stanca e docile, praticamente spenta
e la mia sofferenza era dilatante.
Il mio destino appariva avaro,
dilapidando la mia fede nella perfida tristezza,
come un fiore appassito, arso dal sole
sciupavo la mia genuina bellezza.
Cadevano i petali, uno dopo l'altro,
ingenuo bocciolo non aveva forza di reggere la testa,
il mondo mi sembrava grigio, privo dei colori
ed era inutile ogni mio gesto.
In quei istanti di solitudine assoluta
straziavo da sola il mio corpo minuto,
nell'urlo disperato intravedevo una luce
e un sentiero che verso il Verbo conduce.
Sentivo una voce interiore,
un dolcissimo sussurro all'orecchio,
bagnata dalla fede,
come dalle gocce di rugiada,
mi dischiudevo come un fiore
pregando in ginocchio,
serena riprendevo il cammino sulla mia strada.
Non hanno più forza le menzogne di questo mondo,
mai più mi vedranno piangere sconfitta dal dolore,
la mia vita ho donato a te,
ogni mia cellula respira per te,
mio dolcissimo e generosissimo Signore.