Soffio di vita da un passato antico,
come anima si aggira, fra gloriose rovine,
sui passi, tra le rughe impietose del tempo,
immortalato in un respiro di eternità,
anima che da sempre si rinnova.
Roma,
ti ho vista bella e lucente di giorno,
avvolta in un mantello di cielo,
fra chiome di pini,
misteriorsa e affascinante, la notte,
tra le luci brillare e poi spegnersi,
indifferente,
negli angoli più nascosti,
fra panchine e scatoloni,
uomini come sacchi vuoti,
fra il cemento ed il lamento della metro
ed il pianto di un violino gitano.
Ho visto fluire dolcemente
la vita, sulle acque profanate
del Tevere e frenetica
fra le tue strade, sempre ad un bivio.
Moderno paese di dialetti
e consuetudini,
metropoli futurista di lingue
e religioni.
Dalle scalinate del centro,
alle arterie della periferia
che pulsano vita e sangue.
Ed ogni volta la stessa amarezza,
quando ti vedo sparire,
dietro i finestrini
mentre sogno
di perdermi ancora,
dentro il generoso tuo abbraccio.