Cammino in un giorno di sole
sul grembo di madre natura,
tra l'erba, margherite e viole,
cerco funghi con la mia bravura.
Mi accompagnano le mosche ed i grilli,
più in la qualche farfalla,
svolazza intorno un fringuello
seguito dal fischio del merlo.
È nano il trifoglio su in cima,
fiorito mi aspetta è normale
uguale a quello di prima,
che vicino ha, lo sterco di qualche animale.
Mi siedo sulla sella dell'albero chino,
per riposarmi dal lungo cammino
di fronte è nato, il fungo porcino,
uno è grosso e quell'altro è pulcino.
Vicino c'è del cammello la gobba
ma qui sono in mezzo ad un faggeto,
l'ombra mi copre come una giubba
adesso che sono un po irrequieto.
Sento lontano l'eco di un pianto
s'ode il dolore che grida la terra
e dei funghi m'importa quel tanto,
vedo rotta quella bottiglia di birra!
Il mio cuore con te piange ora,
oh madre d'infiniti fratelli!
Affranto, perdono ti chiedo ancora,
quando viaggio su tanti cavalli,
che non hanno niente d'equino,
dallo scarico catalizzato
anch'io t'inquino!